Fonte: http://www.strategic-culture.org/pview/2011/11/08/the-meaning-of-pakistan-mfn-decision.html
Naturalmente, l’emendamento Jackson-Vanik è un caso estremo di come il tempo si ferma, quando è palesemente evidente che una mentalità è diventata irrimediabilmente arcaica. Ma l’analogia aiuta a comprendere il significato della difficile decisione che il Pakistan ha preso quando ha accordato lo status di ‘nazione più favorita’ [NPF] all’India nelle relazioni commerciali. Ci sono voluti dieci anni e mezzo al Pakistan per ricambiare la decisione di NPF dell’India, nel 1996.
Sicuramente, la decisione del Pakistan è più complessa di ciò che gli USA ebbero bisogno per ripristinare i legami con la Russia post-sovietica. Gli Stati Uniti e l’URSS combatterono solo delle ‘guerre per procura’, mentre India e Pakistan hanno combattuto si guerre per procura che guerre vere, e le due parti si sono continuamente inflitte morte e distruzione a vicenda. Mentre gli Stati Uniti non hanno motivo di preservare paure manichee che le esportazioni russe possano sciamare sul suo mercato e, probabilmente indebolirne l’industria, le preoccupazioni del Pakistan sono reali. L’industria indiana sembra essere di gran lunga più grande di quella del Pakistan, e sta sempre più assumendo l’istinto assassino del mercato globale. Infine, mentre i ‘guerrieri freddi’ sono oggi una infima dozzina negli Stati Uniti, non hanno il colpo letale dei ‘jihadisti’ in Pakistan, che minacciano contro una qualsiasi decisione di NPF da Islamabad, fino a quando il Kashmir sarà ‘liberato’.
Così, in qualunque modo lo si guardi, il governo pakistano ha dimostrato una sua statualità nell’accordare lo status di NPF all’India. Come è potuto succedere? Il significato di ciò ha molto importanza per la sicurezza e la stabilità regionali.
In primo luogo, i fiori non appaiono dal nulla. In un certo senso, è una precoce fioritura, fuori stagione, di un alberello semplice – l’alberello del ‘dialogo’ tra i due paesi, che è ancora tenero e vulnerabile alle malattie.
Il processo del dialogo è iniziato originariamente sotto una persistente sollecitazione degli Stati Uniti, ma da allora ha lottato per affermarsi e apparentemente è sopravvissuto al freddo nel rapporto USA-Pakistan. Nel calcolo degli Stati Uniti, in origine, la normalizzazione India-Pakistan sarebbe andata di pari passo con la strategia globale dell’AfPak, creando così una sinergia. Ma alla fine, però, lo squilibrio è riapparso con il crollo virtuale della strategia AfPak degli Stati Uniti. Nonostante il sottile suggerimento degli Stati Uniti, negli ultimi mesi, a collaborare a una ‘mossa a tenaglia’ contro il Pakistan (al fine di salvare la moribonda strategia statunitense dell’AfPak), Delhi sembra aver deciso di proseguire il suo percorso, nel proprio interesse.
Forse, è solo la congenita indecisione e procrastinazione di Delhi, ma Islamabad ha scelto di apprezzare la ‘neutralità’ o l”autonomia strategica’ dell’India nei confronti dello stallo tra Stati Uniti e Pakistan. Un segno di ciò, si è avuto due settimane fa, quando un elicottero militare indiano con 3 alti ufficiali dell’esercito, allontanatosi dal confine per il maltempo, era entrato in profondità nel territorio pakistano nel super-sensibile settore Siachen, nel Kashmir; il GHQ a Rawalpindi aveva preso la decisione di consentire all’elicottero di ritornare nel giro di poche ore – un gesto raro (per entrambe le parti), nelle cronache del loro travagliato rapporto.
L’ultima decisione sullo status di NPF dà ulteriore conferma della volontà del Pakistan di continuare sulla traccia del dialogo con l’India, a prescindere dal freddo che si approfondisce nei legami tra Pakistan e Stati Uniti. Per amore della discussione, l’approccio pragmatico del Pakistan deriva da motivi complicati. Infatti, il Pakistan ha bisogno di concentrarsi risolutamente sulla risoluzione del confronto con gli Stati Uniti, e anche sulle questioni esistenziali poste dal finale di partita afghana: la Linea Durand, la questione del Pashtunistan, la ‘talebanizzazione’ della regione AfPak, piuttosto che distrarsi nelle scaramucce con l’India sull’Hindu Kush. Così, probabilmente, il Pakistan dovrebbe calibrare il suo atteggiamento generale verso l’India, e la decisione della NPF potrebbe essere una mossa intelligente per creare un ‘aria di intesa’ tra le élite indiane, in particolare le élite economiche più influenti.
Se lo desideri avrai le ali …
Ma in termini politici, si spinge l’India a fare altrettanto. La profonda ironia è che, nonostante il ‘deficit di democrazia’ in Pakistan, il processo del dialogo gode di ampio sostegno nell’opinione pubblica del Pakistan, mentre è visto con scetticismo diffuso da quella indiana. La leadership pakistana ha lanciato il guanto di sfida all’India, spingendola a fare qualcosa di ‘fattibile’, come la sua decisione di NPF, per portare avanti il processo di normalizzazione.
L’unica cosa sensata sarà quella di mettere in cantiere uno o due accordi eminentemente ‘fattibili’, ad esempio, Sir Creek o Siachen, su cui un accordo è possibile. Idealmente, l’accordo su uno o due questioni ‘fattibili’, potrebbe essere l’occasione per il primo ministro indiano, Manmohan Singh, di intraprendere un viaggio, a lungo atteso, in Pakistan. Cioè, se lo desideri avrai le ali.
Più precisamente, la decisione di NPF del Pakistan, solleva una questione profonda per quanto riguarda il tipo di rapporto a lungo termine, a cui i due paesi dovrebbero mirare. La decisione di NPF è in qualche modo un CdF [clima di fiducia]. La crescita delle relazioni commerciali e degli investimento, può creare un clima di fiducia in cui i due paesi avranno la presenza di spirito per affrontare i loro contrasti più difficili. Il Pakistan ha fatto un passo coraggioso, anche se un piccolo passo, verso l’integrazione con l’economia indiana. In un certo senso, il Pakistan non è contrario ad essere una ‘parte interessata’ nelle relazioni con l’India.
Nel frattempo, l’India preferisce concentrarsi sempre più sulla Cina quale principale sfida alla sicurezza nazionale e vorrebbe ‘alleggerire’ il suo problema col Pakistan, quale evento secondario. Ma, in realtà, le due sfide nella politica estera si intrecciano, e rimarranno tali nel futuro immaginabile, anche se, qualunque cosa faccia la Cina in Pakistan, sta diventando sempre meno ‘India-centrico’.
La parte più difficile sarà il ‘programma di modernizzazione’ massiccia per le forze armate dell’India, con la spesa di oltre 100 miliardi di dollari, nel breve termine. L’India prevede di aumentare le dimensioni del suo esercito di 1,1 milioni di effettivi, del 10 per cento. È in gran parte una risposta alle percezioni dell’India della minaccia dalla Cina. Ma non c’è dibattito pubblico in India nel clima intellettuale presente del paese, per quanto riguarda l’impatto della militarizzazione dell’economia politica dell’India, ma anche su come questa militarizzazione giocherebbe nella politica regionale.
Il cuore della questione è che oltre il problema del Kashmir è l”equilibrio strategico’ con l’India, che sta creando delle angosce nelle menti pakistane. Paradossalmente, questa angoscia impatta sul rapporto del Pakistan con gli Stati Uniti, anche, e indirettamente, sulla sua partecipazione nella ‘guerra al terrore’ in Afghanistan. Gli Stati Uniti, da parte loro, umiliano il Pakistan incessantemente per la sua ‘ambiguità’ sulla guerra in Afghanistan, mentre allo stesso tempo, non perdono una sola opportunità di far cassa nel bazar della armi dell’India.
Anche in mezzo all’attuale situazione di stallo nei rapporti con il Pakistan, mentre chiedono insistentemente al Pakistan di ‘spremere’ i suoi ‘asset strategici’, la rete Haqqani, gli USA assicurano l’ordine aziendale dall’India per altri sei C -17 Globemaster III, aereo da trasporto militare dal valore di miliardi di dollari, e il Pentagono ha mostrato disponibilità a lavorare con l’India sul suo futuristico aereo da combattimento stealth di ‘quinta generazione’. E tutto questo mentre lo Zio Sam è pronto e impaziente di poter mediare le dispute tra India e Pakistan.
In sintesi, la geopolitica della regione getta la sua ombra sul rapporto tra India e Pakistan, tanto quanto le loro dispute bilaterali e le loro differenze. Come spezzare questo circolo vizioso? Qui è dove una struttura per la sicurezza regionale, in cui l’India e il Pakistan convivono, avrebbe un grande scopo.
La Shanghai Cooperation Organization [SCO] è in una posizione unica per giocare un ruolo nella sicurezza regionale … Guardando avanti, la decisione di NPF del Pakistan, sarebbe in linea con i piani futuri della SCO per una zona di libero scambio, per il prossimo decennio. E coincide anche con l’adesione della Russia all’Organizzazione mondiale del commercio [OMC]. A sua volta, con l’adesione della Russia all’OMC, Mosca e Delhi possono insieme concludere un accordo globale di cooperazione economica, che è in attesa della firma. A dire il vero, la decisione della SCO, in questa circostanza, di ammettere l’India e il Pakistan come membri a pieno sarebbe la più tempestiva.
La ripubblicazione è gradita con riferimento alla rivista on-line della Strategic Culture Foundation. www.strategic-culture.org.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
http://sitoaurora.altervista.org/home.htm
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