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Channel: Mercati finanziari – Pagina 145 – eurasia-rivista.org
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“Contro l’Italia una guerra finanziaria”. Intervista all’on. Biancofiore

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L’onorevole Michaela Biancofiore, imprenditrice e politica altoatesina, è rappresentante della Campania alla Camera dei Deputati e segretaria della Commissione Affari Esteri e Comunitari. L’8 novembre scorso ha denunciato quello che a suo avviso sarebbe un «disegno internazionale che sta dietro la speculazione sui nostri titoli» e mirato a «impoverire gli italiani». Enrico Verga l’ha intervistata per noi.

 

Onorevole, chi avrebbe elaborato e starebbe promuovendo questo disegno internazionale?

 

L’8 novembre ho cercato di mettere in evidenza la realtà che si vuole celare e che è alla base di un’anomala crisi di governo. Confermo che vi è un disegno internazionale che anima la speculazione sui nostri titoli e che il Presidente del Consiglio uscente non ha alcuna responsabilità in merito all’aumento esponenziale dell’ormai famigerato spread tra BTP e Bund tedeschi! E non può esserlo nessun governo, come i dati deprimenti della Borsa di Milano, -2% in chiusura nel giorno del conferimento dell’incarico a Mario Monti ed ancora peggiori oggi [ieri, ndr] nel giorno dell’insediamento, hanno ancora una volta dimostrato. Alcuni mercati stanno attaccando l’Italia perché è un paese ricco, è il quarto paese al mondo per riserve auree, è ricco di mezzi finanziari privati, di beni architettonici artistici e ambientali e di ottime aziende che si basano sul lavoro concreto e non sulla finanza fittizia. Paesi che non hanno più tessuto industriale – vedasi Inghilterra ed altri (Francia) che hanno perso montagne di denaro con i titoli tossici – stanno cercando di rientrare a spese nostre. “Svegliamoci tutti” è l’appello accorato che ho rivolto soprattutto agli eletti sotto il simbolo PDL che sono stati strumentalizzati per far cadere il governo, e a quanti hanno a cuore davvero la Patria e l’interesse dei cittadini: le banche sono affamate di utili e fanno trading dove c’è più da guadagnare. Spillare interessi più alti ad un paese ricco è un gioco molto proficuo, specie se si è perso tanto su paesi poveri. Chi, avendo un’infarinatura economica di massima, può davvero pensare che qualcuno nel mercato possa credere in un default di un grande Paese come l’Italia? Io non credo al fallimento dell’Italia, anzi; ma credo ci sia qualcuno che pensa di poterci porre in liquidazione, e sono gli stessi che la crisi l’hanno cagionata. Vi è il tentativo di sottrarre quattrini agli italiani (risparmiatori) e magari comprare aziende for a song (come dicono gli inglesi). In poche parole, paesi con scarsa propensione al risparmio, grosso indebitamento bancario e privato, vogliono spartirsi la ricchezza degli Italiani e possibilmente averla a costo zero. Tutto qui. Spesso le grandi verità si nascondono dietro le risposte più semplici, che pochi vedono, o che i più fingono di non vedere. Mi auguro che i media che non sono strumentalmente avversi al Presidente del Consiglio uscente lo dicano forte e chiaro: gli italiani devono sapere che probabilmente l’Italia verrà depauperata come fossimo in guerra, la neo guerra finanziaria del terzo millennio. Berlusconi era certamente di ostacolo e nel mirino di coloro che vogliono impoverire gli italiani impossessandosi della nostra liquidità, perché è l’ultimo grande capitalista italiano.

Ha motivo di credere che vi siano cittadini italiani che stiano adoperandosi per ledere gli interessi nazionali dell’Italia a favore di entità private o pubbliche non italiane? Nel caso può suggerire dei nomi?

 

Mi pare evidente, e non sono pochi. Albergano nelle istituzioni italiane, nei consessi economici, nelle merchant bank, nei partiti… insomma in ogni livello sociale che conta. Una rete che si autoalimenta con la speculazione che è riconducibile essenzialmente ai più noti poteri forti emergenti e della borghesia tradizionale che si muove su commissioni estere. Nomi è inutile e superfluo farne, sono facilmente individuabili e sarebbero troppi per elencarli. Trovano terreno nella tradizionale mancanza di patriottismo italiano e nel relativismo culturale e valoriale che ormai attanaglia la nostra società.

Ritiene che un obbiettivo della speculazione internazionale sia costringere l’Italia a privatizzare i “gioielli di casa”, per esempio Eni, Poste Italiane, Enel, Ansaldo, Finmeccanica?

 

È già accaduto in passato con l’IRI, l’Italtel, Sme ecc. L’obiettivo finale è quello, ma non si limita alla privatizzazione ma punta alla svendita a costo zero di aziende sane che valgono e producono miliardi di euro. Basti pensare al titolo di Finmeccanica, che non è casuale abbia chiuso a -20% in borsa in questi giorni. Se l’Italia fallisce, va in default (come va di moda dire ultimamente), ogni nostro bene privato o pubblico è svalutato e alla portata di investitori stranieri. Il gioco è semplice: ecco perché la speculazione che sta tentando di portare l’Italia sull’orlo del baratro non si ferma nemmeno innanzi al sacrificio degli italiani, che hanno rinunciato ad un governo politico legittimamente eletto dal popolo sovrano. L’aumento dello spread di questi ultimi giorni ormai nel segno di Monti, della borsa che apre e chiude in assoluto ribasso, non fa che confermare che l’Italia è sotto attacco per via innanzitutto della mancanza di coesione nazionale e dunque per l’impossibilità di varare riforme strutturali. In nessun Paese al mondo con una speculazione evidente come quella che stiamo subendo, l’opposizione si sarebbe esercitata, com’è accaduto da noi, nel costante vilipendio del Presidente del Consiglio.

Avendo la Cassa depositi e Prestiti dichiarato di aver aumentato i crediti alle Pmi, anzichè concedere ulteriore liquidità alle banche, ritiene che questo istituto possa essere obbiettivo di speculazioni internazionali?

 

Dietro la speculazione, dietro la grande crisi economica internazionale, come abbiamo detto, ci sono i maggiori gruppi bancari, soprattutto quelli privati americani e probabilmente anche alcune agenzie di rating da essi co-finanziate, con evidente conflitto di interesse. Non è un caso che gli “indignados” di tutto il mondo si sono accaniti verso gli istituti bancari, centrali e non. Da noi accade paradossalmente che – fatta salva la stima personale per il Presidente del Consiglio Monti – mettiamo il destino della nazione proprio nelle mani delle banche e dunque di coloro che la crisi l’hanno cagionata. Certamente quindi la Cassa Depositi e Prestiti è un obiettivo succulento, come tutti quegli organismi e istituzioni che si sono posti e si pongono di traverso al potere delle banche e agiscono in favore dei reali interessi dei cittadini. Per smascherare questi conflitti di interessi macroscopici mi sono spinta recentemente a presentare un disegno di legge per istituire una commissione d’inchiesta sulle Agenzie che hanno declassato il nostro rating senza peraltro averne titolo.

L’onorevole Mario Monti e l’attuale italiano alla guida della BCE (entrambi gli uomini godono della fiducia dei “mercati”) hanno collaborato con una specifica banca di affari. Ritiene che questi uomini, nelle loro funzioni, svolgeranno i loro compiti in modo indipendente, senza esser influenzati da compagnie o gruppi di pressione?

 

È nell’indole umana non riuscire a sfuggire all’influenza dell’ambiente che si frequenta. Materiale da antropologia. Ciò premesso Mario Draghi ha svolto il suo compito in maniera eccellente in Banca d’Italia ed appena arrivato alla Presidenza della BCE su proposta del governo Berlusconi, si è subito contraddistinto con il taglio dello 0,25% dei tassi di interesse dell’area euro. Per quanto concerne il Presidente del Consiglio, Mario Monti, non vorrei giudicarlo, non è il mio stile, prima di vederlo all’opera. Come Commissario europeo ha lasciato il segno ed è certamente un uomo di grande levatura culturale e scientifica. Ciò che balza certamente all’occhio è che nonostante entrambi siano, come lei ha ricordato, “di fiducia dei mercati”, i mercati non volano – anzi – e lo spread aumenta. La speculazione va dunque cercata lontano dalla nota banca d’affari della quale sono stati consulenti o dipendenti gran parte dei così detti poteri forti italiani. Certo vigileremo sulla privatizzazione dei nostri grandi gruppi aziendali, visto che la coincidenza di collaborazione con Goldman Sachs, Think Thank Bruegel, finanziato da 16 Stati e 28 multinazionali con lo scopo di influire privatamente sulle politiche economiche comunitarie, Trilaterale – organizzazione non governativa e apartitica ispirata dagli Stati Uniti, Europa e Giappone dove i potenti si incontrano per discutere delle strategie mondiali, interculturali e di affari, senza perdersi nelle lungaggini dettate dalle democrazie parlamentari –, gruppo Bilderberg – organismo sovranazionale noto per la segretezza delle sue risoluzioni e del quale fa parte anche il Ministro dell’economia uscente Giulio Tremonti – ecc. è altamente curiosa e tendenzialmente inopportuna.

Quali nazioni occidentali, e rispettive istituzioni finanziarie, ritiene possano eventualmente trarre maggior beneficio economico dal governo tecnico che ha sostituito quello eletto?

 

Come ho detto sopra, in primis l’Inghilterra e la Francia per il venir meno di un’economia basata sulla forza lavoro e l’ingente perdita di capitali delle loro banche. E poi la Germania alla quale è ascrivibile, insieme alla Francia, l’ideazione di una moneta unica che aveva come fine il congelamento delle monete competitive per la svalutazione di Italia e Spagna e col fine di tagliare i redditi di quelli che non a caso oggi si chiamano PIIGS ,cioè i paesi a rischio default, tra i quali da qualche mese troviamo anche l’Italia. Ma anche e soprattutto l’area del dollaro dalla quale la crisi è iniziata e dalla quale derivano i cosìdetti titoli tossici, è altamente sospetta, nonché le tradizionali aree della grande finanza come la stessa Svizzera.

Ritiene che il supporto economico di alcuni paesi dei BRICS, come Russia o Cina, sia maggiormente auspicabile e positivo per l’Italia se paragonato al sostegno che possono fornire la BCE o il FMI?

 

Come ho avuto modo di dire ad un recente convegno a Mosca, ritengo che per salvare l’economia e l’unità stessa dell’Europa, c’è solo una possibilità: ovvero che la Russia non ci comperi ma entri pienamente nell’Unione. Ciò creerebbe un tale spazio di mercato libero che farebbe volare l’economia europea e renderebbe la vecchia Europa del know how ma dal mercato ristretto, un continente realmente competitivo con le economie emergenti indo-cinesi e dei Brics. Quanto al sostegno economico, do ragione a quel cittadino che ha comprato una pagina intera del Corriere della Sera per sollecitare gli italiani che hanno il maggior risparmio privato d’Europa (9000 miliardi) ad acquistare il debito pubblico italiano. Io l’ho fatto, secondo le mie possibilità ovviamente, e auspico che lo facciano tutti i cittadini abbienti: prima che ci comperino cinesi, brasiliani, russi ecc., sarebbe bene che il nostro debito ce lo comprassimo noi stessi in un moto di amore per la nostra Italia. Ciò premesso la BCE è il problema e quindi non può essere la soluzione a mio modesto parere. La BCE per risolvere il problema di liquidità di alcuni stati, come l’Italia, cioè per consentire che onorino il loro debito sovrano, dovrebbe stampare moneta, cioè rendere gli stati “ability to pay”, come potevano fare con le vecchie monete. Non è un caso che l’Inghilterra ha mantenuto la sterlina e onora il suo debito così come il Giappone che, pur registrando il 200% di debito/pil, non è aggredito dai mercati per via dello YEN che è moneta sovrana e mantiene un’inflazione pari allo 0%. Stessa situazione che aveva l’Italia della Lira sovrana.

Recentemente il Nord Stream è stato inaugurato. La grande conduttura collegherà direttamente Russia e Germania, evitando le nazioni dell’Europa Orientale. Esiste un progetto “gemello” chiamato South Stream che dovrebbe portare idrocarburi nel Sud Europa. Tale progetto, una volta attivo e sostenuto da un consorzio eurasiatico (russo ed europeo) di cui è parte ENI, di fatto limiterebbe e renderebbe antieconomico il progetto Nabucco (sostenuto dagli USA e dal blocco atlantico). Ritiene che la posizione di Eni, del governo italiano e del primo ministro nel sostenere il progetto South Stream siano motivo di stress per il progetto energetico nordamericano in Eurasia? Tale “stress” ritiene che possa essere uno dei fattori che hanno accresciuto la pressione internazionale sul primo ministro?

 

Nabucco è un progetto ambizioso, molto costoso, che nasce nel 2002 con la precisa idea di affrancare parte dell’Europa dalla dipendenza dal gas russo. E ha subito una fase di sviluppo emergenziale con la crisi del gas tra Russia e Ucraina del gennaio 2009. A questo progetto aderiscono l’Austria, la Germania, la Turchia, l’Ungheria, la Bulgaria, la Romania ed è gradito agli Stati Uniti, che nel luglio 2009 hanno firmato l’accordo intergovernativo dei paesi partners alla presenza stessa dell’inviato speciale statunitense dell’Energia. Dunque non vi è dubbio che South Stream provochi “stress” anche agli Stati Uniti e che la presenza della nostra ENI nel consorzio euro-asiatico non sia gradita. Ne consegue che nei confronti dell’Italia è in atto certamente un golpe ai danni della sovranità popolare, ma anche evidentemente energetico, e la guerra in Libia è rientrata chiaramente nell’obiettivo di ridimensionare il nostro primato energetico nella ex Colonia. Per quanto attiene i rapporti Italia-Usa, lo dico con dolore da americanista convinta che ha avuto l’onore di essere scelta per l’IVLP, l’International Visitors Leadership Program degli USA, è superfluo negarlo: non sono gli stessi che caratterizzavano l’epoca Bush-Berlusconi, sia per programmi politici ed affinità tra i repubblicani e l’area del centro-destra italiano, sia per intesa personale. In quel periodo anche le legittime divergenze di obiettivi strategici venivano appianate ed anzi grazie all’allora Presidente del Consiglio col vertice di Pratica di Mare si riuscì addirittura ad avvicinare la Russia di Putin alla Nato con l’istituzione del vertice permanente. Oggi quella collaborazione, sebbene sia proficua e corretta a livello diplomatico, sembra scolorita e non c’è dubbio che la perseveranza del Presidente Berlusconi nel voler conseguire gli interessi degli italiani e migliorare il fabbisogno energetico dell’Italia che è priva di materie prime, non sia stata troppo gradita negli USA di un’Obama che, a sua discolpa, si è trovato alle prese con la più grande crisi economica post ’29; e nella lotta per salvarsi, può infierire anche sulle più antiche alleanze.

Lucas Papademos, economista formatosi negli USA, membro della Commissione Trilaterale in precedenza nella BCE e nella Federal Reserve di Boston, ha sostituito Papandreou alla guida della Grecia. Mario Monti, economista, collaboratore di un’importante banca d’affari ha sostituito Silvio Berlusconi. Vede delle coincidenze nella scelta dei sostituti?

 

Dopo l’Euro, che ha fatto venir meno la moneta sovrana che – come abbiamo detto – ha salvato in passato molti stati oggi in crisi, la BCE sta coniando anche governi sottratti alla sovranità popolare. Non vi è dubbio che è in atto un goffo tentativo di fare e disfare governi graditi ai mercati, che però i mercati mostrano paradossalmente di non gradire. Non si può curare un tumore con l’aspirina, bisogna andare al fulcro della crisi che a mio parere è riposto nell’Euro e nella mancanza di reale unità politica ed economica dell’Europa. Questo non significa ritornare alle monete sovrane, cosa che ormai sarebbe letale per tutte le economie europee, ma che bisogna ideare in fretta una riforma dell’euro e dei trattati. Di certo la politica in Europa vive un momento di inquietante commissariamento e dunque di palese sottrazione di democrazia.

Il 9 novembre LCH Clearnet (una “camera di compensazione” interbancaria) ha alzato i margini per utilizzare titoli di stato italiani come collaterale (garanzia) per operazioni bancarie di rifinanziamento. Di fatto questo ha reso i nostri titoli meno interessanti e forzato alla liquidazione molti operatori di mercato. Tutto questo zelo non le sembra sospetto?

LCH Clearnet ha le sue radici sia alla London Clearing House, dunque in Inghilterra ovviamente, che a Parigi. Ho risposto alla sua domanda?

Enrico Verga

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