Mosca cerca di attrarre sempre più investitori stranieri per modernizzare e irrobustire la sua economia. Il vasto panorama di forum economici internazionali che si tengono ogni anno sul territorio russo ben rappresentano come, pur partendo da logiche differenti, gli operatori economici occidentali (ed europei soprattutto) riescano ad inserirsi e a comprendere il paese meglio di quanto riescano a fare le rispettive élite politiche.
La Russia si conferma sempre più un partner economico irrinunciabile. Nonostante la crisi economica internazionale abbia costretto Mosca a rivedere le stime di crescita dell’anno in corso, le autorità hanno avviato una politica di riforme finalizzata ad agevolare gli investimenti degli operatori nazionali: la stessa Banca Mondiale si è positivamente pronunciata in merito, sottolineando come nell’ultimo biennio la Federazione Russa si sia distinta per la creazione di un clima maggiormente favorevole agli investimenti, agendo sull’imposizione fiscale, sulle modalità di rilascio delle licenze edilizie e sull’accesso al credito.
Sul fronte dell’interscambio con l’estero, la crescita è ancora decisamente vincolata all’andamento del mercato energetico e alla volatilità del prezzo delle materie prime. Ad ogni modo, la struttura dell’economia russa fa sì che gli operatori internazionali guardino ad essa con estremo interesse: il vantaggio comparato russo in termini di materie prime e costi di produzione attrae i paesi che, in cambio, possono offrire capitali e tecnologie.
Soprattutto per l’Europa, la Russia costituisce un partner economico “naturale”, non solo per l’interdipendenza energetica che caratterizza le loro relazioni, ma anche per la prossimità geografica che facilita l’interscambio di beni e capitali.
Se si osservano, in particolar modo, i dati relativi agli investimenti esteri sul territorio russo, otto tra i primi dieci paesi investitori sono europei ad eccezione di Cina e Giappone, che nella prima metà del 2011 si sono collocate rispettivamente al quinto e ottavo postoi.
Questo breve quadro può essere utile per dare una spiegazione di come negli ultimi anni nella Federazione stiano crescendo in maniera esponenziale le occasioni di incontro e di dibattito su come e perché investire nei diversi segmenti dell’economia russa: questi forum economici stanno diventando un appuntamento fondamentale tra i rappresentanti del mondo politico, amministrativo e imprenditoriale russi con gli operatori internazionali del settore privato.
Altrettanto interessante è porre l’attenzione sugli ambiti di cui si occupano i forum più importanti, poiché ci forniscono un’indicazione di quali siano i settori più appetibili per gli investitori stranieri, anche solo in via potenziale.
Non solo idrocarburi: le innumerevoli opportunità di investimento in Russia
Lo scenario si presenta davvero vasto: basta consultare un qualsiasi sito internet che si occupi di investimenti in Russia per reperire liste infinite di incontri, conferenze, fiere e forum internazionali nei quali si discute di pressoché qualsiasi frammento di mercato. A partire dal mercato energetico, si passa attraverso il mercato alimentare, quello del lusso, quello farmaceutico (l’importazione di farmaci copre attualmente circa il 75% del mercato e solo di recente molti produttori stranieri stanno avviando produzioni proprie sul territorio russo), quello dell’edilizia, dell’arredamento, fino a giungere a settori più innovativi come quello del risparmio energetico e delle fonti alternative.
La panoramica dei forum più importanti sul suolo russo non può che partire dal Forum Economico Internazionale di S. Pietroburgo, il quale, giunto ormai alla quindicesima edizione, può considerarsi una delle più illustri occasioni di incontro tra mondo politico, accademico ed imprenditoriale a livello mondiale, tanto da meritarsi l’appellativo di “Davos russa”.
Organizzato sotto l’alto patronato del Presidente della Federazione Russa e per opera di un comitato che affianca agli esponenti politici che si occupano di sviluppo economico le alte personalità del mondo imprenditoriale e finanziario, il forum ha lo scopo di proporre le tematiche e le sfide chiave che l’economia russa e internazionale deve affrontare con l’intento di trovare una strategia comune per affrontarle. I dibattiti hanno toccato argomenti salienti come la salvaguardia della crescita economica, la costruzione del capitale creativo in Russia e l’espansione degli orizzonti tecnologici, tutti estremamente importanti per lo sviluppo russo.
Tuttavia, ciò che occorre evidenziare è costituito da due elementi che ci aiutano ad interpretare la direzione in cui va l’economia russa e il ruolo che essa sta assumendo sullo scenario internazionale: le dichiarazioni del Presidente Dmitrij Medvedev e le partnership siglate a conclusione del forum. Per quanto concerne il primo aspetto, il Presidente si è espresso a favore di una progressiva marginalizzazione del ruolo statale nel settore imprenditoriale, finalizzata ad una maggiore competitività, che ha suscitato la positiva reazione degli investitori stranieri presenti. Lo stesso colosso statunitense Goldman Sachs, scelto da Mosca come consulente per il processo di privatizzazione degli asset statali (tra cui il 7,58% della SberBank), sta vivamente raccomandando di investire quanto prima nel territorio russo, prima ancora delle elezioni presidenziali del 2012.
Allo stesso modo, è di rilievo notare che il forum si è concluso con il perfezionamento di oltre cinquanta contratti, per un valore complessivo di più di cinque miliardi di euro, a coronamento della consapevolezza dell’importanza strategica della Russia come partner economico.
Anche nel corso del Russia Forum 2011 le parole chiave sono state crescita, investimenti e privatizzazione: questo meeting, ancorché nato solo nel 2008, accoglie ogni anno i leader della finanza e dell’imprenditoria internazionali, alti esponenti del mondo politico e accademici del calibro di Roudini e Stiglitz, solo per citarne alcuni. Lo scopo è comprendere le potenzialità dell’economia russa nel mutevole contesto economico internazionale all’indomani della crisi. Lo sviluppo di tali potenzialità passa attraverso alcuni nodi fondamentali: capire, ad esempio, che il traino della crescita economica non sarà più il consumo statunitense ma quello delle economie emergenti (constatazione però non completamente condivisa, a causa dell’incognita demografica che potrebbe influire pesantemente sul potere d’acquisto) è essenziale per indirizzare la produzione. Allo stesso modo, una modernizzazione ad ampio spettro, che coinvolga cioè tanto le infrastrutture e la tecnologia quanto l’istruzione e l’amministrazione, è l’occasione che la Russia deve cogliere al volo per aumentare la competitività e stimolare l’economia; le esportazioni di idrocarburi e materie prime sono importanti (basti pensare ai consumi europei o al fabbisogno delle economie emergenti), ma lasciare che da esse dipenda lo sviluppo rende il paese vulnerabile al loro andamento, laddove la chiave sta nel far crescere parallelamente il mercato e gli investimenti domestici.
L’energia, d’altro canto, non può non essere oggetto di importanti incontri internazionali: i forum e le fiere ad essa dedicate sono davvero numerosi.
Solo la Moscow Annual Oil & Gas Conferences organizza ogni anno almeno cinque conferenze, riguardanti ogni sfaccettatura del mercato energetico: catena produttiva, costruzioni, modernizzazione degli impianti, reclutamento del personale, servizi, attrezzature per le trivellazioni in mare aperto. A confrontarsi, in questo caso, sono le compagnie russe e straniere, con l’intento di stringere contatti d’affari e condividere le rispettive esperienze sul campo. Le ditte russe, in particolare, sono interessate all’acquisizione di conoscenze soprattutto nel campo della gestione di progetti particolarmente ampi, implicanti la selezione e la gestione di appaltatori, l’ottimizzazione dei costi, le nuove tecnologie e nuovi modelli di implementazione dei progetti di investimento.
Tuttavia, è la Moscow International Energy Forum l’occasione di più ampio respiro nel campo energetico, nel corso della quale la discussione delle tematiche chiave per lo sviluppo del settore, tra le quali merita menzione la creazione di una base legale idonea a rendere efficiente il mercato e ad attrarre capitali, si avvale del parere dei più alti esponenti del mondo politico, scientifico e imprenditoriale provenienti da 34 paesi. Il forum si è chiuso con una dichiarazione conclusiva nella quale si enucleano le azioni da intraprendere per contrastare i pericoli di recessione, riformare le istituzioni finanziarie e creare i presupposti per uno sviluppo equilibrato e sostenibile.
Il dibattito attorno al concetto di sviluppo sostenibile e di sostenibilità ambientale delle attività economiche si sta facendo largo anche in Russia. Nonostante l’export di idrocarburi rappresenti uno dei pilastri dell’economia russa, o forse proprio per questo, la possibilità di sfruttare fonti di energia alternative è presa sempre più in considerazione.
Al momento solo l’1% dell’energia prodotta in Russia proviene da fonti “verdi”, ma la politica di incentivi e aiuti varata dal governo prevede che tale quota arrivi al 10% entro il 2020, creando un mercato stimabile intorno ai cinque miliardi di euro: un’occasione da non perdere per gli investitori stranieri, soprattutto per paesi, come l’Italia ad esempio, che godono di un vantaggio comparato in termini di flussi di scambio, rapporti consolidati ed expertise da impiegare sul territorio. Si tratta di un mercato dalle potenzialità ancora inespresse, ma che potrebbe attrarre notevoli capitali: non è quindi un caso che l’italiana Enel abbia già stretto importanti accordi con la prima produttrice di energia elettrica russa, la Rushidro, per lo sviluppo di progetti sulle energie rinnovabili e che Gazprom, Eurotechnika, BioGazEnergostroy abbiano da poco firmato con l’olandese Gasunie un memorandum per la distribuzione in Europa del biodiesel prodotto nella Federazione. Questi sono solo due esempi di un settore che sembra essere in fermento in Russia, nella quale, a tale scopo, si stanno organizzando diversi incontri a livello internazionale affinché gli operatori esteri vengano messi a conoscenza delle potenzialità del mercato russo. Una di queste è il CIS Sustainable Energy Forum, nato solo nel 2010, nel corso del quale vengono soprattutto messe in luce le riforme in campo legale, amministrativo e burocratico che i governi della CSI hanno intrapreso per agevolare gli investimenti e la produzione, senza tralasciare le opportune analisi economiche e l’esposizione dei progetti già in fase di implementazione.
Come accennato, i forum che si succedono sul territorio russo abbracciano pressoché qualsiasi campo. Le Olimpiadi invernali del 2014, ad esempio, sono per Sochi e per tutta la regione di Krasnodar un’opportunità imperdibile di sviluppo: dal 2002 qui ha luogo il Kuban Economic Forum, rinominato dal 2007 Sochi International Investment Forum, che si focalizza sulle opportunità di investimento nella regione, soprattutto nel settore turistico, agroalimentare e dell’efficienza e sostenibilità della produzione energetica, senza trascurare i progetti infrastrutturali e l’edilizia. Le cifre del forum del settembre 2011 non sono ancora state rese note, ma confrontando quelle degli anni precedenti esse sono in costante aumento e il numero e il valore dei progetti di investimento conclusi assume proporzioni sempre più importanti: nel 2010 sono stati firmati oltre 370 accordi, per un valore totale di circa 768 miliardi di rubli.
Economia e politica: le due facce dell’approccio alla Russia
I forum economici russi rappresentano, con buona approssimazione, la cartina tornasole dello stato dell’economia russa e la dimostrazione di come le relazioni economiche internazionali riescano sempre più a rendere conto solo a se stesse. L’analisi di questo aspetto richiederebbe un approfondimento ben più strutturato, ma non sono pochi i casi in cui si può riscontrare una disarmonia tra lo status dei rapporti politici e quello dei flussi economici e finanziari.
Prescindendo dall’area russa, i principali paesi verso i quali la Russia esporta i suoi prodotti sono europei (Olanda, Italia e Germania), seguiti dalla Cina e, poco oltre, dagli Stati Uniti (in ottava posizione). Allo stesso modo i primi tre paesi da cui provengono le importazioni russe sono Cina, Germania e Stati Uniti (l’Italia è in sesta posizione)ii.
In altre parole, i maggiori rapporti di interscambio si hanno proprio con gli stati con i quali i rapporti politici sono storicamente complicati: l’obiettivo, mai completamente sopito, di potersi contrapporre all’unilateralismo americano, resosi più evidente dal secondo mandato di Putin in poi, è solo una faccia della medaglia dei rapporti russo-statunitensi. Allo stesso modo, l’ambivalenza del rapporto tra Mosca e Pechino, ben rappresentato anche all’interno della Shanghai Cooperation Organization, deve sempre fare i conti con l’interdipendenza che essi hanno nel settore energetico.
L’Europa, infine, rappresenta l’epitome di questo rapporto contraddittorio, che sembra ancora non aver trovato una soluzione: la prossimità geografica e la complementarietà delle rispettive economie sono solo alcuni degli aspetti che potrebbero portare ad una maggiore cooperazione, che tuttavia continua ancora a scontrarsi con un profondo scetticismo. In attesa di vedere una Russia più democratica e più vicina ai valori occidentali, l’Europa continua a tenere politicamente al margine Mosca, alternando tentativi di cooperazione ad altri di incomprensione, ma così facendo rischia di buttarla sempre più tra le braccia di Pechino.
* Francesca Malizia, laureata in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
i Fonti Rosstat, Federal State Statistics Service: http://www.gks.ru/bgd/regl/b11_06/IssWWW.exe/Stg/d03/14-07.htm
ii Fonti Rosstat, Federal State Statistics Service: http://www.gks.ru/bgd/regl/b11_12/IssWWW.exe/stg/d02/26-05.htm